Dare il tempo, come dice una barzelletta, è sinonimo di dire a qualcuno di ritmare per un ballo o un canto. Ma dare il tempo, nella realtà della vita, è principalmente offrire una merce rara a qualcuno che magari non la merita.
Non lo si può sapere a priori se si è bravi dispensatori di tempo. La sicurezza la si acquisisce solo con il tempo. Che magari qualcuno ci ha gentilmente e amorevolmente concesso.
Si tratta proprio di un circolo che si chiude in se stesso e si perpetua dal tempo dei tempi.
E qualcuno lo avrà iniziato questo circolo. Ma non si riesce a capire quando esattamente.
Tempo
Pensiero numero centoquarantatre
Quando cominci con il piede giusto, durante la tua giornata, le cose dovrebbero andare meglio.
quando cominci la settimana con il piede giusto le cose dovrebbero proseguire nello stesso modo per tutta la settimana fino a venerdì perché dicendo G.A.D.è V. poi ti godi il fine settimana e di li ricomincia il percorso.
Quando cominci le vacanze col piede giusto, riesci magari a godertele fino in fondo e non dover imprecare a più non posso perché magari hai speso dei soldi per nulla.
Quando cominci l’anno con il piede giusto, e magari con una abbondante dose di lenticchie e una stappata di spumante esattamente temporizzata con la mezzanotte del 31 dicembre, magari l’anno può essere più bello o meno brutto del precedente. Sempre ammesso che l’anno che ti togli dalle spalle sia stato un anno di m**da e quindi non si può che migliorare…
Quando si comincia con il piede giusto, nella maggior parte dei casi tranne quelli platealmente non modificabili, le cose possono andare meglio…
Il primo dell’anno che viene, tatticamente, meglio posizionare la ciabatta o la pantofola giusta nella posizione corretta…
Pensiero numero centoventiquattro
Raccontare una famiglia è il sogno di ogni scrittore. O per lo meno lo dovrebbe essere.
Perché? Perché la famiglia è il cardine di ogni storia.
Una domanda su tutte: un personaggio non è figlio o figlia di un padre e di una madre?
Andare alla fonte del proprio protagonista dovrebbe essere una aspirazione di uno scrittore.
E se non lo è non si capisce cosa voglia dire per lui scrivere.
Solo un nome fra i tanti: Giovanni Verga.
Lui con i suoi “Malavoglia” ha dato al futuro l’esempio di una famiglia del suo tempo, del suo presente. E mi piacerebbe capire quale scrittore non ambirebbe a raggiungere lo stesso traguardo: dare al futuro una famiglia del suo tempo.
Sotto un certo aspetto Federico Moccia c’è riuscito in questa missione. Perché partendo da una coppia di protagonisti ha delineato una sorta di famiglia di appartenenza che connota la vita di quei due protagonisti, babi e step.
Ce ne sono tanti, poco ma sicuro, di scrittori che ambiscono a far vivere la propria famiglia immaginaria all’interno di uno dei loro libri.
Una famiglia si trova sempre dentro un libro. E se non in senso tradizionale, in senso lato…
Pensiero numero centoventi
Il tempo della lettura è qualcosa che nasce a qualsiasi età. Un poco meno da adulti, ma può nascere…
La lettura, pur se nel volgo popolare considerato esercizio da sfigati – e per questo la persecuzione è forte e profonda – ha un buon nascere quando si è bambini, ragazzi. E ci si sbaglia se si crede che sono pochi i libri per ragazzi. Tolti Salgari e i romanzi femminili…
Mai oceano si potrebbe pensare di persone, uomini e donne, che scrivono pensando ad un pubblico delicato, o quasi, come quello dei ragazzi.
Ma i ragazzi avranno voglia di leggere o si dovrà rimettersi al vecchio meccanismo per cui si legge per fare interrogazione a scuola?
Il fatto che pesa è la persecuzione vera e propria che i propri vicini e coetanei fanno a chi si rinchiude dentro l’universo parallelo di una storia tanto inventata quanto presa dalla realtà. Si pensa sempre che l’unica cosa che conti siano donne, calcio e motori per i maschi e boutique, trucco e parrucco e faccende domestiche per le femmine.
Non si saprà mai quando ci sarà uno spiraglio, in fondo al tunnel…
Pensiero numero settantasei
Indagine Bankitalia: si è fermato il calo dei redditi
Molto probabilmente il sentore della statistica e quello della realtà stanno provando un brusco scollamento. Perché, anche se i consumi saranno più alti quest’anno, la povertà è ancora un grande spauracchio.
Forse lo spendere così elevato a Natale 2015 sarà semplicemente uno sfogo momentaneo. Prima del ricadere nel vortice dei sacrifici e dei caffè negati al bar e altrove.
Forse si è cercato di mettere evidenza il fattore più positivo con lo scopo di mettere in moto una spirale virtuosa, in cui potessero cascare i più repressi nello spendere.
Pensiero numero settantacinque
Quanto costa un Pos per pagamenti carta ai negozianti
Chissà perché c’è tutta questa foga nell’andare a caccia dell’evasore. Soprattutto obbligando i commercianti a dotarsi di una macchinetta che fa si smerciare i propri prodotti, ma richiede tempo e pazienza per ottenere i soldi corrispettivi.
Non si può non sapere che per avere i soldi sborsati sul pos bisogna aspettare e poi aspettare. Con pazienza. Quando magari la pazienza i fornitori non ce l’hanno e il commerciante al dettaglio deve saldare qualcuno, se non l’affitto.
Tutti sanno come mai i soldi sono sempre più a nero. Tutti sanno, perfino chi ci governa, che la gente aggira le regole perché le regole non tutelano. Ma mangiano fino all’osso chi ha come precetto essere regolare.
Se non si mangiasse più del dovuto la parte sana e si offrissero più cose, più servizi, con le tasse pagate, magari un evasore di più sarebbe spinto a pagare il dovuto. E non si affiderebbe al contante per le proprie transazioni più del consentito.
Pensiero numero settantaquattro
Pillole di intervista a Giuliana de Sio
Bisogna fare un distinguo. Perché altrimenti si può far passare una giornalista per quello che non è. Cioè una incompetente.
Cristina Parodi si difende benissimo da sola. Ma è necessario spiegare che il mestiere di intervistatore non è solo fare delle domande. Ci vuole una sapienza ben precisa e soprattutto una conoscenza del tipo di pubblico a cui ci si riferisce.
Se per la maggiore ci si riferisce ad un pubblico femminile, non si parlerà certamente di attrezzi da lavoro o di cemento. Si parlerà di quelle cose che possono appassionare un pubblico femminile.
Molto probabilmente Cristina Parodi voleva far uscire la donna che c’è in Giuliana de Sio. E per farla uscire, anche se significa un ritritare cose già dette, ha fatto determinate domande.
Il fatto che la Sig.ra de Sio abbia avuto il sentore di qualcosa di già detto non la poteva autorizzare a snobbare l’intervistatrice. Al massimo avrebbe potuto giocare con lei senza farla passare per una bugiarda e una incompetente.
Perché alla fine quello che conta è il risultato. E il risultato non è stato bello per entrambe.
Colpa congiunta? Colpa singola? Più che altro mancanza di complicità.
Pensiero numero settantadue
Un ebook reader è un piccolo condensato di cultura. Si potrebbe anche dire che è una cultura a se stante, se si potesse abbondantemente derogare dal senso di cultura principale.
Quello che per un certo verso spaventa è che in una piccola cosa possano stare tanti libri. E lo spavento è dato dal fatto che si può, fino a che non si esaurisce la batteria, acculturarsi di decine e decine di testi.
Non si può smentire il fatto che prima o poi, se si è dei lettori, ci si compra un aggeggio del genere. E se per un certo verso prima il libro era un momento di astrazione dal mondo circostante, adesso l’astrazione può diventare pericolosa. Da qui la paura dell’e-reader.
Sarebbe bello se qualcuno scrivesse un libro in formato digitale che facesse da manuale del buon lettore. Con tutti i consigli per non finire alla neuro infarciti di informazioni che in un certo momento possono essere una ricchezza. In uno più pericoloso, per se stessi e per chi ci sta intorno, non sono altro che la condanna all’isolamento e alla perdizione.
Pensiero numero sessantacinque
Stretta sul Trattato di Schengen
Non si può negare che uno scenario diverso non fosse prospettabile. Magari è meglio che vada in questo modo. Con una revisione di un trattato che, come tutte le leggi, ha un punto debole, il quale se scoperto è sfruttabile.
Bisogna però stare attenti che poi non si impedisca una corretta, più che libera, circolazione della cittadinanza. E la questione sta nei termini di, giustamente, gestire un controllo di chi circola nell’area Euro. Perché se è vero che ci possono essere dei terroristi che vanno fermati ed identificati, è vero anche che ci sono milioni di cittadini che, per lavoro o per svago, hanno bisogno di muoversi senza eccessivi impedimenti.
Detto più semplicemente: giusto il controllo ma no a frontiere modello Germania della Guerra Fredda.
Sta poi a chi ci governa valutare e soppesare, tanto nelle revisioni dei trattati quanto nello sguinzagliamento di forze dell’ordine. E soprattutto sta a chi ci governa capire che prima di tutto viene la testa delle persone. Che è quella parte di una popolazione ciò su cui bisogna intervenire. Che le bombe e la polizia super potenziata, storicamente e logicamente, non hanno mai fatto molti passi avanti nella cultura e nel comportamento di una civiltà.
Pensiero numero cinquantaquattro
Quando non si è parte di un pubblico si è soggetti ad un pubblico. Ma non nel senso di essere privati che si rivolgono ad un pubblico. Nel senso di essere un soggetto pubblico che si rivolge ad un pubblico. Con delle regole di comportamento ben precise a cui lo sgarrare comporta una abbondante sanzione di allontanamento dal pubblico. Da quello a cui tu appartieni da dipendenza e che ti direbbe puoi andare a farti fot***e visto che tutti al mondo sono utili ma nessuno è indispensabile.
Forse nemmeno una grande esperienza può aiutare. E’ come se esistesse una magia per cui tu sei quello che sei per un pubblico e basta poco perché la magia finisca in un lampo. Beato chi riesce a stare sotto l’ombrello di questa magia…