Molti dicono che andare a casa è una cosa buona. Naturalmente se ci sono due condizioni: che tu ce l’abbia una casa e che tu non ci debba andare obbligatoriamente perché il tuo lavoro o ti ha abbandonato o tu lo abbia dovuto abbandonare.
Se si può fare una piccola riflessione non si può non dire che casa è tanto sinonimo di riposo quanto sinonimo di devastazione economica. Tu sei il tuo riposo, nella qualità e nella quantità. Ma se queste due caratteristiche non dipendono da te perché è il mondo del lavoro che ti obbliga a vegetare davanti ad un televisore più di quanto è necessario la cosa può diventare grave.
E se si riesce a mettere una pezza all’obbligatorietà si è una persona degna di menzione.
Casa
Pensiero numero novantuno
Adesso l’inverno è una realtà. Chi più chi meno sente il freddo.
E fino a che si è ben vestiti e si può pagare un cappuccino o una cioccolata calda in un bar, pur non avendo casa, riscaldarsi non è un problema.
I barboni, o per meglio dire i senza tetto, non sono i soli che possono avere problemi di riscaldamento. Ci sono degli esseri viventi che un briciolo di caldo lo vorrebbero sentire. E questi esseri sono i cani randagi.
Sarebbe bello che ci fossero più realtà come quella greca segnalata nel giornale, dove i cani possono dormire al caldo. E senza la paura di essere aggrediti da esseri a quattro e a volte due zampe.
Sarebbe bello, dall’altra sponda del fiume, che un cane non fosse il giocattolo di turno per il regalo di Natale. E che se si vuole un cane per Natale, se proprio lo si vuole, non si vada per forza a cercarlo nell’allevamento di turno. Perché esistono le realtà territoriali dei canili, o le adozioni a distanza di cani disagiati, su cui fare affidamento per trovare il proprio amico animale.
Pensiero numero novanta
I sette consigli della dietista per ‘limitare i danni’ a Natale e Capodanno
La cosa curiosa, in tutto l’affare, è che bisogna stare attenti a mangiare quando è il momento di mangiare. Come il Natale.
Le festività sono una occasione per fare convivialità, interagire con il proprio prossimo, tra gli affetti e gli amici. Ma poi ci si pente di averlo fatto, soprattutto di fronte ad un pollo arrosto contornato di verdure saporite o davanti ad una fetta succulenta di pandoro o di panettone con la crema allo zabaione.
Non si rinnega l’interazione, ma la sua parte per così dire gastronomica.
Eppure basterebbe essere organizzati un mese prima, oppure un paio di mesi, dimagrendo quel tanto per poi non avere quel chilo di troppo.
Se ne riparlerà l’anno prossimo.
Pensiero numero settantasei
Indagine Bankitalia: si è fermato il calo dei redditi
Molto probabilmente il sentore della statistica e quello della realtà stanno provando un brusco scollamento. Perché, anche se i consumi saranno più alti quest’anno, la povertà è ancora un grande spauracchio.
Forse lo spendere così elevato a Natale 2015 sarà semplicemente uno sfogo momentaneo. Prima del ricadere nel vortice dei sacrifici e dei caffè negati al bar e altrove.
Forse si è cercato di mettere evidenza il fattore più positivo con lo scopo di mettere in moto una spirale virtuosa, in cui potessero cascare i più repressi nello spendere.
Pensiero numero sessantanove
Un video su Facebook per testimoniare contro l’Ecstasy
Più che dire di non prenderla, certa roba, sarebbe bello capire come mai la si prende.
Ognuno è libero di portare la propria vita nel porto preferito, dopo la navigazione del proprio vissuto. Il fatto è che molti “arrivano in porto” molto in fretta. Come, si spera ci sia ancora tempo per vivere, è successo a questo ragazzo. Di cui va lodato il coraggio e la forza d’animo per aver voluto dire al mondo intero, a volte messo in disparte da questi tipi di notizie, che certe “cose” hanno determinate conseguenze. Da cui non si prescinde.
La polizia ha il suo bel da fare per mettersi alla caccia di tutti questi uomini e donne che distribuiscono “le pilloline”. Ma più che fare prevenzione nella scuole con una buona dose di spavento, sarebbe bello che tutti quelli che si nutrono di questi artifici chimici capissero che il mondo intero è la vera droga. Con tutta la sua bellezza, la sua cultura, e tutte quelle particolarità di cui non smettere mai la sazietà. E’ nel mondo e nella conoscenza che una persona può trovare il vero sballo: come non estasiarsi di fronte al creato del nostro pianeta?
Pensiero numero sessantacinque
Stretta sul Trattato di Schengen
Non si può negare che uno scenario diverso non fosse prospettabile. Magari è meglio che vada in questo modo. Con una revisione di un trattato che, come tutte le leggi, ha un punto debole, il quale se scoperto è sfruttabile.
Bisogna però stare attenti che poi non si impedisca una corretta, più che libera, circolazione della cittadinanza. E la questione sta nei termini di, giustamente, gestire un controllo di chi circola nell’area Euro. Perché se è vero che ci possono essere dei terroristi che vanno fermati ed identificati, è vero anche che ci sono milioni di cittadini che, per lavoro o per svago, hanno bisogno di muoversi senza eccessivi impedimenti.
Detto più semplicemente: giusto il controllo ma no a frontiere modello Germania della Guerra Fredda.
Sta poi a chi ci governa valutare e soppesare, tanto nelle revisioni dei trattati quanto nello sguinzagliamento di forze dell’ordine. E soprattutto sta a chi ci governa capire che prima di tutto viene la testa delle persone. Che è quella parte di una popolazione ciò su cui bisogna intervenire. Che le bombe e la polizia super potenziata, storicamente e logicamente, non hanno mai fatto molti passi avanti nella cultura e nel comportamento di una civiltà.
Pensiero numero sessantaquattro
Si progetta l’apertura dei controlli in area Schengen
Nel Blog di Matteo si è fatta una domanda precisa. Qui si vuole fare un passo diverso. E cioè andare a scavare dove maggiormente si pesca per costruire una trasmissione televisiva: in mezzo alla gente.
Quasi tutti hanno visto, in questi giorni, i cronisti dei programmi televisivi andare nei quartieri delle città dove la presenza di musulmani è maggiore e chiedere riguardo i fatti di Parigi.
Cosa c’entra questo con le frontiere? Un attimo di pazienza…
Per la maggiore viene fuori che, magari con un senso di selezione del materiale registrato, i terroristi hanno fatto bene a fare quello che hanno fatto. Cioè gli intervistati dichiarano dei concetti simili. Bisogna togliere gli italiani da questo insieme, dato che la risposta per la maggiore è fare giustizia dello straniero. Ma non è forse questo tipo di sentire comune che può aver influenzato chi ci governa?
Bisogna chiarire: non si tratta di una influenza diretta. Ma molto indiretta. Perché se un cittadino viene dipinto come il combattente che ogni giorno deve respingere l’avanzata dello straniero, allora si può ben pensare che è il momento di “abbassare la saracinesca”.
Naturalmente non si può chiudere e basta. Però qualcosa bisogna fare.
Come stanno facendo i governanti UE.
Non è sbagliato, dopo quello che è successo a Parigi il 13 novembre, fare delle ipotesi. Ma bisogna anche pensare al territorio, non solo ai confini. Si può fare la palizzata più alta del mondo per il proprio gregge. Se però il cane da guardia e il pastore non si capiscono, se il pastore gira lo sguardo al suo gregge, la palizzata non ha nessun senso, perché i lupi e le volpi troverebbero un modo per passare.
Pensiero numero sessantadue
Il Premier Renzi: “Serve equilibrio”
Magari la si può scambiare per eccessiva prudenza, per velata vigliaccheria. Ma non è del tutto malvagio dire che quando si affrontano certe cose bisogna ponderare bene la decisione.
Perché non è uno scherzo mandare l’esercito da qualche parte nel mondo, pur essendoci in giro per il mondo.
Prima di tutto, ad avviso personale, bisogna avere un quadro chiaro di quello che si sta affrontando. E’ giusto che le autorità si documentino, tanto sulla rete e sulla propaganda che si diffonde a macchia d’olio quanto con l’intelligence e tutte le forze d’informazione. Poi agisci.
Perché anche sparare un singolo colpo di qualche centimetro fuori posto dal dovuto può essere la mossa sbagliata.
Con questo non si vuole dire che la Francia e la Russia fanno male a fare quello che fanno. Che bisogna mettersi nella mischia alla Mussolini, cioè per poter sedere al tavolo delle trattative a fine conflitto.
Il premier Renzi fa passare un messaggio preciso: andare in guerra per l’ennesima volta deve essere un atto valutato, studiato. Non fino all’estremo, ma per lo meno con la giusta analisi dei pro e dei contro.
E poi una sana sfida culturale non è poi tra le cose più sconclusionate. Non nel senso di indottrinamento, ma in quello di giusta possibilità di pensiero critico e di anticorpo alla paura e al timore. Un poco come fanno i meridionali contro il crimine organizzato.
Pensiero numero quarantasei
Può sembrare davvero paradossale, ma certe volte, come questa, si rimpiangono alcune opere murarie di epoca romana che servivano ad accumulare acqua e a non farla mancare ai propri cittadini.
Certamente si sono fatti dei passi avanti dall’epoca dei romani. Si è scoperto che l’acqua deve essere sempre in movimento altrimenti può creare dei danni a livello di salute. Si è scoperto che non tutti i metalli sono adatti alla costruzione di acquedotti o di tubature per l’acqua.
Ma è normale che nel ventunesimo secolo esista ancora la fila con le taniche alle autobotti?
Pensiero numero quarantaquattro
Bocciata dalla Consulta la trascrizione dei matrimoni all’estero
Si potrebbe parlare di tante cose, ma si è deciso di fare della polemica su chi ha detto che la Consulta non può dare ragione ai sindaci per dare ragione al Ministro dell’Interno.
L’accento è proprio sul parlare, perché ci vorrebbero più situazioni di informazione come quella dell’intervista di oggi (Intervista a due famiglie omosessuali) che magari spingerebbero il Ministro dell’Interno a stare meno dietro alle gerarchie vaticane e più dietro la “Cosa pubblica”. Un cambio di attenzione simile si viene a motivare per il semplice fatto di essere, pur di destra, un ministro della Repubblica. Che deve fare il suo mestiere di amministratore, il quale comporta anche evitare di bloccare situazioni per cui i cittadini cercano delle semplici procedure burocratiche, quando non sta vergato da nessuna parte che quelle pratiche siano illegali.
Detto più semplicemente: un matrimonio comunitario è un matrimonio comunitario. E il ministro Alfano avrebbe dimostrato molta più lungimiranza nel capire un cambiamento piuttosto di ostacolarlo. Adesso c’è il portone di difesa della Consulta. Ma domani, alle sassate della gente comune che reclama un diritto, cosa si frapporrà a difesa?