Pensiero numero centocinquantaquattro

Prima di cominciare a fare qualche cosa è giusto pensare ai pro e ai contro. Perché nel caso in cui un pro e un contro siano di troppo nella scelta che uno deve fare, è bene sempre comunque evitare quella scelta. E quella scelta farebbe ottenere il pro che si vorrebbe ma porterebbe ad avere contro dannosi non solo per se stessi ma anche per tutti quelli che ci stanno intorno.

Pensiero numero centocinquantatre

Non si può credere a qualcosa fino a quando veramente non la si è provata sulla propria pelle. Perché credere a prescindere o credere per parola altrui non è sempre la cosa migliore. La parola altrui è condizionata da un esperienza altrui e quindi è qualcosa di altrui per principio. Non è una cosa propria. Tutto ciò che deve appartenere deve essere proprio come le esperienze, come gli errori e come tutto il resto di cui è costellata l’esistenza.

Pensiero numero centocinquantadue

Difficilmente ci si rende conto di quanto può essere facile alle volte ottenere qualcosa dall’esistenza. Non è necessario cercare il pelo nell’uovo in tante situazioni, ma basta semplicemente provare a sintonizzarsi sulle frequenze dell’esistenza personale senza mai tralasciare il fatto che la propria vita, il proprio cuore, le proprie esperienze e le proprie credenze sono la base portante della propria evoluzione e del proprio sviluppo a 360°.

Pensiero numero centocinquantuno

La protesta è un atto intestino dell’essere umano. E’ qualcosa di talmente spontaneo e talmente umano che difficilmente la si può canalizzare al 100%. Non sono mancati nel mondo e nella storia occasioni di questo processo di imbrigliamento. E si spera che non succedano altro volte. Ma alla fine non si può prescindere dal fatto che della protesta non si può fare a meno.
Se non si protestasse la gente che comanda non potrebbe capire se quello che fa sia giusto o meno. Sia ben fatto o meno.
Meglio però che la protesta sia spontanea e non pilotata. E’ troppo brutto quando le cose non sono naturali.

Pensiero numero centocinquanta

Molti dicono che andare a casa è una cosa buona. Naturalmente se ci sono due condizioni: che tu ce l’abbia una casa e che tu non ci debba andare obbligatoriamente perché il tuo lavoro o ti ha abbandonato o tu lo abbia dovuto abbandonare.
Se si può fare una piccola riflessione non si può non dire che casa è tanto sinonimo di riposo quanto sinonimo di devastazione economica. Tu sei il tuo riposo, nella qualità e nella quantità. Ma se queste due caratteristiche non dipendono da te perché è il mondo del lavoro che ti obbliga a vegetare davanti ad un televisore più di quanto è necessario la cosa può diventare grave.
E se si riesce a mettere una pezza all’obbligatorietà si è una persona degna di menzione.

Pensiero numero centoquarantanove

Guardare gli altri è fra le varie cose un modo di approcciarsi alla vita e capire cose a cui nella peggiore delle ipotesi non si mette nemmeno l’attenzione dell’immaginazione.
Se però poi io passo il limite della possibilità delle persone di non dover rendere conto alle persone se non le persone preposte all’ordine e alla sicurezza io non faccio qualcosa di bello.
Non si può però dire che è una cosa che non si può fare, perché in qualche caso le si fa queste cose. Ma in quel caso io non faccio qualcosa di consentito, perché tolgo alla gente una libertà.
Dovrebbero esserci situazioni che dovrebbero far capire quando si toglie alla gente quel pezzo di vita tutto proprio, perché è facile fare qualcosa che non ci crea danno ma crea danno solo agli altri.

Pensiero numero centoquarantotto

Fidarsi è un atto grande. Soprattutto quando sei nella cacca e non sai assolutamente come arrancare a riva nel lago in cui sei immerso fino al collo.
Avere delle responsabilità non è una scusa per potersi scudare dalle altre responsabilità più importanti e principali che sono alla base del tuo agire da responsabile.
Prima di tutto non si può non assolvere alle responsabilità principali, e poi a quelle successive. Se non in contemporanea.
Non si scappa dalle responsabilità…

Pensiero numero centoquarantasette

L’uomo solo al comando fa come il numero novanta nella tombola: la paura più assoluta.
Alle volte chi ti sta di fronte e di norma può essere una rogna come la propria moglie o i propri genitori non è fino in fondo un problema a cui ovviare con una esclusione.
Non si è completi nella vita quando si è soli dall’alba al tramonto.
Non si può fare un buon servizio a se stessi e al proprio avvenire, senza togliere la gente che ti gira intorno, se si esclude il dissenso e la discussione.
Sono il sale della vita…

Pensiero numero centoquarantasei

Dare il tempo, come dice una barzelletta, è sinonimo di dire a qualcuno di ritmare per un ballo o un canto. Ma dare il tempo, nella realtà della vita, è principalmente offrire una merce rara a qualcuno che magari non la merita.
Non lo si può sapere a priori se si è bravi dispensatori di tempo. La sicurezza la si acquisisce solo con il tempo. Che magari qualcuno ci ha gentilmente e amorevolmente concesso.
Si tratta proprio di un circolo che si chiude in se stesso e si perpetua dal tempo dei tempi.
E qualcuno lo avrà iniziato questo circolo. Ma non si riesce a capire quando esattamente.

Pensiero numero centoquarantacinque

Il silenzio è sopravvalutato. O forse sottovalutato. La cosa però alla base di tutto questo è che il silenzio non è una merce tanto facile da valutare. Perché c’è chi ce n’ha troppo c’è chi non ce n’ha.
E da entrambi i fronti si sente gelosia del proprio opposto.
Se si prova a vedere dalla parte della carenza dell’altro, non si riesce a sfruttare la propria condizione base. Se si sente troppo rumore si può imparare ad osservare. Se si sente solo silenzio si può aguzzare l’udito e imparare a percepire anche il più piccolo suono.
Alle volte basta pensare…