Dare il tempo, come dice una barzelletta, è sinonimo di dire a qualcuno di ritmare per un ballo o un canto. Ma dare il tempo, nella realtà della vita, è principalmente offrire una merce rara a qualcuno che magari non la merita.
Non lo si può sapere a priori se si è bravi dispensatori di tempo. La sicurezza la si acquisisce solo con il tempo. Che magari qualcuno ci ha gentilmente e amorevolmente concesso.
Si tratta proprio di un circolo che si chiude in se stesso e si perpetua dal tempo dei tempi.
E qualcuno lo avrà iniziato questo circolo. Ma non si riesce a capire quando esattamente.
realtà
Pensiero numero centosedici
Essere una donna è una frase che può avere tanti utilizzi. C’è perfino una canzone di Anna Tatangelo che ne parla…
Ma uno in particolare ha una valenza: fare di un uomo una donna.
Da qui in poi ci sono tanti modi di mettere nella realtà la cosa.
In particolare c’è quello dei Legnanesi che va tenuto da parte da tutto il marcio che si può trovare nuotando in queste acque.
La loro arte nasce dall’esigenza di non poter far recitare le donne. E sono oramai tanti anni che la maschera della Marisa impera sui teatri del centronord (guai a provare ad andare al sud!!!)
Insomma: essere una donna è qualcosa che porta con se tanto. Di bello e di brutto.
Cambiare la propria maschilità con un paio di tette – ascoltando anche chi disse che da uomo avrebbe voluto diventare donna solo per il privilegio di potersi toccare le tette tutto il tempo?
Decisione difficile.
Naturalmente c’è anche chi fa il contrario. Ma è materia per gli psicologi.
Pensiero numero centodieci
Ciò che vedete è il frutto di una volontà.
Queste righe sono il desiderio di riuscire in una missione particolare: scrivere.
Ma come tutti i desideri, e quindi i tentativi conseguenti, hanno l’intralcio di trovarsi di fronte la realtà che nella maggior parte dei casi ammazza, più che aiutare.
Non vuol dire che l’aiuto sia obbligatorio, ma che per lo meno la falciatura orizzontale a cui i desideri sono irreparabilmente condannati non sia così radicale e invasiva.
Nella maggior parte dei casi chi coltiva una passione si ritrova a fare i conti con i conti. E alla fine sono questi ultimi che vincono.
Se magari si vedesse l’angolo positivo delle aspirazioni del singolo, una energia che altrimenti sarebbe filtrata e sfruttata in minore intensità su altri lavori o occupazioni, magari le cose sarebbero diverse.
Magari le persone potrebbero rendere più di quanto rendano occupate altrove. Principalmente in qualcosa accettato obtorto collo.
Non tutti possono fare quello che vogliono, pena l’anarchia. Ma lasciare le briglie, perché no?