Molti dicono che andare a casa è una cosa buona. Naturalmente se ci sono due condizioni: che tu ce l’abbia una casa e che tu non ci debba andare obbligatoriamente perché il tuo lavoro o ti ha abbandonato o tu lo abbia dovuto abbandonare.
Se si può fare una piccola riflessione non si può non dire che casa è tanto sinonimo di riposo quanto sinonimo di devastazione economica. Tu sei il tuo riposo, nella qualità e nella quantità. Ma se queste due caratteristiche non dipendono da te perché è il mondo del lavoro che ti obbliga a vegetare davanti ad un televisore più di quanto è necessario la cosa può diventare grave.
E se si riesce a mettere una pezza all’obbligatorietà si è una persona degna di menzione.
lavoro
Pensiero numero centoquarantaquattro
Cambiare la testa di una persona lo puoi fare solo se sei disposto a farti contaminare dal pensiero altrui. Oppure sei capace di entrare senza lasciarti intaccare, ma la cosa di per se è complessa.
Quando una donna cambia suo marito, suo marito può perfino ribellarsi, ma non lo fa perché sente il vincolo matrimoniale e quindi preferisce ascoltare. Quando scatta la ribellione è perché il livello di intensità è tale da sentirsi denudato di se stesso.
Cambiare la testa di qualcuno è un lavoro. E infatti ci sono lavoratori appositi che lo fanno.
Pensiero numero centodieci
Ciò che vedete è il frutto di una volontà.
Queste righe sono il desiderio di riuscire in una missione particolare: scrivere.
Ma come tutti i desideri, e quindi i tentativi conseguenti, hanno l’intralcio di trovarsi di fronte la realtà che nella maggior parte dei casi ammazza, più che aiutare.
Non vuol dire che l’aiuto sia obbligatorio, ma che per lo meno la falciatura orizzontale a cui i desideri sono irreparabilmente condannati non sia così radicale e invasiva.
Nella maggior parte dei casi chi coltiva una passione si ritrova a fare i conti con i conti. E alla fine sono questi ultimi che vincono.
Se magari si vedesse l’angolo positivo delle aspirazioni del singolo, una energia che altrimenti sarebbe filtrata e sfruttata in minore intensità su altri lavori o occupazioni, magari le cose sarebbero diverse.
Magari le persone potrebbero rendere più di quanto rendano occupate altrove. Principalmente in qualcosa accettato obtorto collo.
Non tutti possono fare quello che vogliono, pena l’anarchia. Ma lasciare le briglie, perché no?
Pensiero numero centouno
Gianluca Nicoletti: Sanremo è “festa del santo patrono” in Italia
E’ proprio vero quello che dice Nicoletti.
Infatti da più parti c’è stata l’euforia di vivere quelle serate dove Carlo Conti ha diretto e condotto come se non ci fosse un domani…
Molto probabilmente ci saranno state delle massaie che hanno evitato accuratamente di avere la serata impegnata da incombenze di casa per guardarsi con calma e godimento – perché no? – quel momento televisivo dove non esistono distinzioni…
Naturalmente ci saranno stati anche altri uomini e donne, con lavori diversi che piuttosto di doversi sorbire clientela o altri impegni si sono guardati la bravura di Virginia Raffaele, la svampitezza di Garko e la tranquillità di Madalina.
Carlo Conti è inqualificabile… ma non in negativo.
Pensiero di S. Stefano
Indaffarati a cucinare gli avanzi…
Ognuno a tribolare con quello che non si è mangiato i giorni prima…
E poi tutti a camminare!
Se non a fare una tombolata per vincere qualche soldo….
Pensiero di Natale 2015
Si potrebbe cominciare dicendo che a Natale ci si deve volere più bene. Ma non è il momento. L’Isis incombe…
Non vuol dire che non bisogna volersi bene, ma che un distinguo è necessario.
Bisogna saper voler bene a fette, se proprio bisogna trovare una definizione. E a chi ci vuole male, contrariamente alla morale cristiana, saper dire che non serve a nulla volersi male. Che la si cerca bella e buona.
Per il resto, c’è chi il Natale l’ha passato lavorando. Tanto la Vigilia quanto la mattina Natalizia.
A scanso di sembrare il Papa che manda gli auguri, un saluto e un ringraziamento speciale a tutte quelle persone che hanno reso il Natale di tanti loro concittadini un bel momento da ricordare.
Pensiero numero settantasette
Rapporto Censis: l’Italia di Renzi in continua attesa di cambiamento
La foto scelta per la notizia di oggi è abbastanza azzeccata vista la tendenza a rinchiudersi soli soletti nel proprio cellulare. Per il resto sarebbe stata necessaria una immagine dove si simboleggiasse l’acronimo inglese “Nimby” “Not in my back yard”. Che vuol dire non nel mio giardino.
Se ci siamo ridotti in questo modo, la colpa deve essere o di qualcuno o di qualcosa. O magari di tutti e due insieme.
Però più di parlare del problema, bisognerebbe stipulare una soluzione. Ci vorrebbe un segno che permetterebbe alla gente di togliersi il vecchio cappotto impolverato degli anni passati e provare ad indossare il piumino della modernità.
La parola egoismo risuona poderosa nel sunto che La Stampa fa del rapporto Censis. E insieme a lei la solitudine si fa sentire.
Magari il segno sarebbe che l’intero paese si sviluppa in avanti senza sentirsi risuonare titoli e meriti del passato. Come chi sta scrivendo questo articolo, conscio del fatto che domani è un altro giorno con cui riempire queste pagine di nuove idee, non si ferma al giorno precedente, anche se con un buon risultato.
Ogni giorno ha una opportunità da poter catturare. L’importante è non chiudersi in se stessi.
Pensiero numero settantasei
Indagine Bankitalia: si è fermato il calo dei redditi
Molto probabilmente il sentore della statistica e quello della realtà stanno provando un brusco scollamento. Perché, anche se i consumi saranno più alti quest’anno, la povertà è ancora un grande spauracchio.
Forse lo spendere così elevato a Natale 2015 sarà semplicemente uno sfogo momentaneo. Prima del ricadere nel vortice dei sacrifici e dei caffè negati al bar e altrove.
Forse si è cercato di mettere evidenza il fattore più positivo con lo scopo di mettere in moto una spirale virtuosa, in cui potessero cascare i più repressi nello spendere.
Pensiero numero settantacinque
Quanto costa un Pos per pagamenti carta ai negozianti
Chissà perché c’è tutta questa foga nell’andare a caccia dell’evasore. Soprattutto obbligando i commercianti a dotarsi di una macchinetta che fa si smerciare i propri prodotti, ma richiede tempo e pazienza per ottenere i soldi corrispettivi.
Non si può non sapere che per avere i soldi sborsati sul pos bisogna aspettare e poi aspettare. Con pazienza. Quando magari la pazienza i fornitori non ce l’hanno e il commerciante al dettaglio deve saldare qualcuno, se non l’affitto.
Tutti sanno come mai i soldi sono sempre più a nero. Tutti sanno, perfino chi ci governa, che la gente aggira le regole perché le regole non tutelano. Ma mangiano fino all’osso chi ha come precetto essere regolare.
Se non si mangiasse più del dovuto la parte sana e si offrissero più cose, più servizi, con le tasse pagate, magari un evasore di più sarebbe spinto a pagare il dovuto. E non si affiderebbe al contante per le proprie transazioni più del consentito.
Pensiero numero settantaquattro
Pillole di intervista a Giuliana de Sio
Bisogna fare un distinguo. Perché altrimenti si può far passare una giornalista per quello che non è. Cioè una incompetente.
Cristina Parodi si difende benissimo da sola. Ma è necessario spiegare che il mestiere di intervistatore non è solo fare delle domande. Ci vuole una sapienza ben precisa e soprattutto una conoscenza del tipo di pubblico a cui ci si riferisce.
Se per la maggiore ci si riferisce ad un pubblico femminile, non si parlerà certamente di attrezzi da lavoro o di cemento. Si parlerà di quelle cose che possono appassionare un pubblico femminile.
Molto probabilmente Cristina Parodi voleva far uscire la donna che c’è in Giuliana de Sio. E per farla uscire, anche se significa un ritritare cose già dette, ha fatto determinate domande.
Il fatto che la Sig.ra de Sio abbia avuto il sentore di qualcosa di già detto non la poteva autorizzare a snobbare l’intervistatrice. Al massimo avrebbe potuto giocare con lei senza farla passare per una bugiarda e una incompetente.
Perché alla fine quello che conta è il risultato. E il risultato non è stato bello per entrambe.
Colpa congiunta? Colpa singola? Più che altro mancanza di complicità.