Pensiero numero centocinquantuno

La protesta è un atto intestino dell’essere umano. E’ qualcosa di talmente spontaneo e talmente umano che difficilmente la si può canalizzare al 100%. Non sono mancati nel mondo e nella storia occasioni di questo processo di imbrigliamento. E si spera che non succedano altro volte. Ma alla fine non si può prescindere dal fatto che della protesta non si può fare a meno.
Se non si protestasse la gente che comanda non potrebbe capire se quello che fa sia giusto o meno. Sia ben fatto o meno.
Meglio però che la protesta sia spontanea e non pilotata. E’ troppo brutto quando le cose non sono naturali.

Pensiero numero centoquarantasette

L’uomo solo al comando fa come il numero novanta nella tombola: la paura più assoluta.
Alle volte chi ti sta di fronte e di norma può essere una rogna come la propria moglie o i propri genitori non è fino in fondo un problema a cui ovviare con una esclusione.
Non si è completi nella vita quando si è soli dall’alba al tramonto.
Non si può fare un buon servizio a se stessi e al proprio avvenire, senza togliere la gente che ti gira intorno, se si esclude il dissenso e la discussione.
Sono il sale della vita…

Pensiero numero centoquarantadue

Un uomo da solo è duplice: può essere se stesso in quanto numero o in quanto singolo.
Se tu moltiplichi la tua persona nella tua vita puoi costruire diversi castelli contemporaneamente. Con il rischio che possano crollare perché non riesci a dare la stessa attenzione a tutto, ma intanto costruisci.
Se tu rimani singolarmente te, il castello che costruisci è solo uno. Una sola stanza. Una sola vita. Uno solo, cioè te stesso.
Il discrimine tra quello che è meglio fare, se sduplicarsi o rimanere solo se stesso, si rimette al giudizio di ciò che si preferisce fare della propria vita.
Al netto dell’essere una persona rispettosa degli altri ed in primis di se stesso e delle proprie forze.

Pensiero numero centoventi

Il tempo della lettura è qualcosa che nasce a qualsiasi età. Un poco meno da adulti, ma può nascere…
La lettura, pur se nel volgo popolare considerato esercizio da sfigati – e per questo la persecuzione è forte e profonda – ha un buon nascere quando si è bambini, ragazzi. E ci si sbaglia se si crede che sono pochi i libri per ragazzi. Tolti Salgari e i romanzi femminili…
Mai oceano si potrebbe pensare di persone, uomini e donne, che scrivono pensando ad un pubblico delicato, o quasi, come quello dei ragazzi.
Ma i ragazzi avranno voglia di leggere o si dovrà rimettersi al vecchio meccanismo per cui si legge per fare interrogazione a scuola?
Il fatto che pesa è la persecuzione vera e propria che i propri vicini e coetanei fanno a chi si rinchiude dentro l’universo parallelo di una storia tanto inventata quanto presa dalla realtà. Si pensa sempre che l’unica cosa che conti siano donne, calcio e motori per i maschi e boutique, trucco e parrucco e faccende domestiche per le femmine.
Non si saprà mai quando ci sarà uno spiraglio, in fondo al tunnel…

Pensiero numero centotredici

“Però” di Trilussa recitata e spiegata da Gigi Proietti

Però…
Tanta somiglianza con un tempo passato che per chi scrive c’è la tradizione di non volere ma non c’è la prova vivente che la cosa debba essere evitata.
Perché è proprio questo il fatto: se tu sei una persona a cui hanno detto che quel momento della storia del paese non ci deve essere, magari una generazione da retta, quella dopo gli scappa qualcuno. Ma prima o poi voglia o non voglia ci si ricasca.
Perché le persone sono desiderose di ordine quando intorno regna il disordine. Se ci fosse più disordine, il caos prenderebbe il sopravvento. Quindi si va alla ricerca di ordine. E il primo che passa pronto a darti l’ordine desiderato lo accogli più di un figlio.
E se dice di toglierti un braccio lo fai anche. E se ti dice che devi ammazzare un certo vicinato perché deturpa il panorama lo fai, tanto alla fine la responsabilità non è mica tua.
Mentre invece non si sa quanto ci si illude. Perché alla prima occasione l’uomo forte che da gli ordini scappa con una valigia di preziosi accumulati con la storia delle tasse. E lascia tutto alle ortiche…
E il proveruomo con la sola voglia di avere un poco d’ordine si ritrova in un processo, come imputato.
Però ho fatto ordine, si dice l’imputato.
Però l’ordine c’era da prima che tu agissi…

Pensiero numero centodieci

Intervista a Frédéric Martel

Ciò che vedete è il frutto di una volontà.
Queste righe sono il desiderio di riuscire in una missione particolare: scrivere.
Ma come tutti i desideri, e quindi i tentativi conseguenti, hanno l’intralcio di trovarsi di fronte la realtà che nella maggior parte dei casi ammazza, più che aiutare.
Non vuol dire che l’aiuto sia obbligatorio, ma che per lo meno la falciatura orizzontale a cui i desideri sono irreparabilmente condannati non sia così radicale e invasiva.
Nella maggior parte dei casi chi coltiva una passione si ritrova a fare i conti con i conti. E alla fine sono questi ultimi che vincono.
Se magari si vedesse l’angolo positivo delle aspirazioni del singolo, una energia che altrimenti sarebbe filtrata e sfruttata in minore intensità su altri lavori o occupazioni, magari le cose sarebbero diverse.
Magari le persone potrebbero rendere più di quanto rendano occupate altrove. Principalmente in qualcosa accettato obtorto collo.
Non tutti possono fare quello che vogliono, pena l’anarchia. Ma lasciare le briglie, perché no?

Pensiero numero centonove

C’è tanta gente che spera in un raggio di sole.
E sono tutte persone che viaggiano da un capo del mare all’altro.
Sono forse il prezzo dell’orgoglio? Si paga il fatto di sentirsi il miglior modo di governare il tempo e lo spazio e la civiltà?
In fondo non c’è della cattiveria. C’è una speranza. E la volontà di dare un modo migliore di vivere la propria vita in mezzo agli altri, oltre che un mondo migliore…
Magari hanno ragione quelli che dicono che tutte queste genti non c’entrano nulla con loro.
Magari ci si approfitta di una way of life e di pensiero della persona in quanto singolo. Insomma: ci si marcia…
E poi se ci si mette che si viene praticamente lasciati soli ad affrontare il problema, non si può negare che il cittadino comune non si sente tutelato, sicuro.
Si può dimenticare che la delinquenza è il primo approdo per la sopravvivenza per tanti uomini e donne che sono spinti da un sogno, una speranza?
E come canta una cantante:

cielo se mi senti almeno tu,
lascia che sia un angolo di blu

Pensiero numero centocinque

Barriera tra Grecia e Macedonia abbattuta dai migranti

La stanchezza è davvero tanta. Sia da un lato sia dall’altro…
Un posto al sole è la conquista di chiunque oltre ad essere il titolo di una serie televisiva di discreto successo.
Ciascuno vuole essere felice, o per lo meno i propri cari se non lui.
Ma questo non significa che sia legittimo fare quello che hanno fatto i migranti, in questo caso.
Si è rotta la legittimità dei confini. Si è valicata la territorialità.
E sotto sotto ci si è rotti le scatole di vivere nel merdume che obbligatoriamente certi paesi accoglienti offrono, per la maggiore con sfinimento.
Da italiano non si può dire che si è stufi di essere un ghetto per determinate persone. Che vorrebbero soltanto un poco di felicità e sono “arrivate tardi”, rispetto a tanti altri soggetti a loro precedenti.
Non si riesce a capire da parte di altri paesi che si è al collasso, al caos più totale?
Che le procure e tutti gli organi preposti devono lasciar stare la propria gente per occuparsi dei migranti?
Se ci sentite, altri paesi, dateci una mano. Il possibile, non lo straordinario.
Si sa già che per i miracoli ci si deve attrezzare…

Pensiero numero centotre

Una canzone può evocare mondi lontani. Luoghi che nemmeno ti immagini…
Oppure riesce a stimolare in te forza e aggressività da dover poi reprimere, perché sembreresti matto.
Ma chissà perché i cantanti e i musicisti continuano a farci sognare.
E tra di loro pure.
Verrebbe poi da chiedersi qual’è la giusta alchimia per rendere una canzone sognatrice.
Certamente pagherebbero in molti quella formula.
C’è già chi la possiede. Ma non la dice a nessuno.
Il motivo? Semplice: devi guadagnartela, la fama…

Pensiero numero cento

Cittadino friulano ritrovato in un fosso al Cairo, era scomparso

Per la maggiore si dice sempre, a chi ha una laurea e deve affacciarsi al mondo del lavoro, deve iniziare a mettere a frutto il proprio sapere, di non restare in Italia, dove va avanti il sistema nel modo conosciuto. Ma chissà perché quando succedono queste cose, la stessa immediatezza e foga nel fornire il neolaureato di questa informazione finiscono direttamente nel gabinetto.
Si tratta di una realtà che non esiste ovunque, quella dove è successo il fatto. Ci sono paesi in cui certe cose non accadono…
Oppure no?
E poi si può tranquillamente dire che se non restassero persone nel paese, il sistema non potrebbe funzionare. Non esisterebbero testimoni che perpetuano la tradizione e offrono alle “nuove leve” la lieta novella.

Basterebbe così poco per essere un grande paese. Dove i “baroni” restano tali perché hanno tanto da insegnare. Anche ai talenti di natura, perché senza fondamenta o senza quel qualcosa che solo un capo esperto, e a volte un po’ str**zo, sa mettere in atto.
E poi insegnare anche a chi, dall’estero, verrebbe a imparare il mestiere. Perché a casa propria non si è abbastanza bravi. Perché si invidia la realtà italiana al punto da scappare dal proprio sistema. In certi casi troppo stretto, In altri senza tutela o senza guide mature.